In discussione al Med Blue Economy in programma a Gaeta, dal 24 aprile al 1° maggio
Una “zona franca” per il Golfo di Gaeta
La proposta avanzata dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sudpontino
Una “zona franca” per il Golfo di Gaeta: se ne parlerà nel corso del Med Blue Economy, organizzato dalla Confederazione Italiana per lo Sviluppo Economico ed in programma a Gaeta, dal 24 aprile al 1° maggio prossimi.
La proposta, formulata già da diversi anni, dagli amministratori del Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino, di istituire una “zona franca” che, abbracciando i territori infracomunali gestiti dall’Ente consortile, possa permettere lo svolgimento di attività produttive in un diverso contesto economico, è stata ora fatta propria dalla CISE, il cui presidente, Avv. Giosy Romano, ha sottolineato come “il Mediterraneo non è un’area in cui si affacciano Paesi diversi, separati da confini politici, ma una macroregione dove far rivivere il concetto di “mare nostrum” e veicolare i nostri prodotti. Pertanto, fedeli a quella che è la vera e propria mission della blue economy e della nostra Confederazione, ha proseguito l’Avv. Romano, ci stiamo fortemente impegnando per supportare le nostre imprese all’estero, per trovare capacità di investimento e garantire loro le condizioni migliori. Abbiamo già attivato a Malta un primo Asi Point internazionale ed analoghi accordi sono stati avviati con la Tunisia, individuando le zone idonee per i nuovi insediamenti industriali e l’apertura di ben tre Cise Point. In collaborazione con i nostri tre Consorzi associati – ASI di Napoli, di Caserta e del Sud Pontino – vorremmo, quindi, sfruttare la prima ZES (Zona Economica Speciale) d’Italia, insediata in Campania, per connetterla in sinergia con tutte le zone franche del Mediterraneo, a cominciare da quella di Biserta in Tunisia, o di Freeport a Malta, dando così pratica attuazione agli specifici accordi che abbiamo già sottoscritto a livello internazionale”.
Gli fa eco il presidente del Cosind, Avv. Salvatore Forte, il quale sottolinea come, “a differenza della Regione Campania che, per l’attivazione della Zona Economica Speciale, ha avviato un tavolo tecnico di lavoro, individuando, giustamente, come strategiche le aree consortili delle province campane ed affidandone il coordinamento al presidente dell’ASI di Napoli, la Regione Lazio, invece, ha ritenuto di dover escludere i Consorzi laziali dal tavolo tecnico regionale, non considerando l’importanza delle aree retroportuali che rappresentano il naturale e necessario sbocco agli attracchi, sia come stoccaggio delle merci, che per la loro eventuale lavorazione. Tale decisione incomprensibile, prosegue il presidente Forte, testimonia come i vertici della Pisana intendano puntare, ancora una volta, sull’area dell’alto Lazio ed è la logica conseguenza di una politica romanocentrica che tanto prende e poco o nulla dà al nostro territorio”.
Eppure, partendo dalla considerazione che le zone franche europee già operanti – da quella di Shannon, in Irlanda, alle aree economiche speciali della Polonia – risultano abbondantemente in attivo, con un positivo ritorno di immagine e di risultati, va detto, a chiare note, che la creazione di una “zona franca” nel Golfo aprirebbe scenari nuovi ed appetibili, dando vita ad un’area mediterranea con ai vertici, o come porti di riferimento, Napoli, Gaeta, La Valletta, Alessandria d’Egitto e Tunisi, dove beneficiare di sgravi fiscali, poter investire e trovare le condizioni ottimali per attrarre nuovi capitali esteri.
Un percorso ed una pianificazione dei traffici marittimi, condivisa dalla stessa CISE e dal presidente Romano, che, prevedendo di inglobare anche il segmento agroalimentare del Mof di Fondi, si configura come un complesso progetto industriale, sinergico alle molteplici realtà economiche presenti sul nostro territorio ed in grado di ridare slancio ad un contesto ormai asfittico e duramente provato dalla crisi. Competitività, innovazione, investimenti e vantaggi: questi sono gli ingredienti, insiti nella ipotizzata “zona franca”; un progetto che pone indubbiamente il Golfo di Gaeta ed il suo vasto hinterland al centro di una moltitudine di interessi internazionali e non solo dell’area mediterranea, con il Consorzio per lo Sviluppo Industriale che ha tutte le potenzialità per offrire un valido supporto logistico ed infrastrutturale alle richieste ed alle esigenze che si verranno a creare.
In buona sostanza, conclude il presidente Forte, “il progetto di una zona franca del Golfo, ipotizzato dal Cosind, rappresenta una misura di politica industriale e sociale assieme, che va inserita nel quadro di un più ampio disegno strategico teso alla ripresa ed allo sviluppo del territorio sud pontino, per essere in grado di competere, grazie ai benefici derivanti dal regime di defiscalizzazione, con le altre realtà dell’area mediterranea e del nord Europa.
Di fronte a tale prospettiva, la realizzazione della “zona franca” è una strada che va perseguita, in maniera sinergica e costruttiva, da tutti gli amministratori locali e dai politici di riferimento, ai vari livelli istituzionali”.